martedì 17 luglio 2012

Escursione al Lago Scaffaiolo

Si dice che il brutto tempo sia il migliore amico del fotografo paesaggista...Beh io non mi ritengo ancora un paesaggista ma le condizioni climatiche che mi sono trovato di fronte avrebbero fatto incavolare, credo, anche Ansel Adams!
Ancora una volta mio fratello mi segue e insieme a noi c'è Francesco, un mio compagno di corso e amante della vita selvaggia, con cui ho già condiviso qualche esperienza.
Il programma della giornata era semplice: dopo aver raggiunto Francesco a Pavullo, lasciare la macchina al Passo della Croce Arcana, proseguire per il lago a piedi e goderci il tramonto lì in attesa del buio che mi avrebbe permesso di fotografare stelle e via lattea; fatto ciò avremmo dormito in tenda e saremmo tornati alla macchina con le prime luci dell'alba.


Verso la Croce Arcana

Nulla di tutto ciò.
Il viaggio inizia bene, arriviamo alle 5 di pomeriggio a Pavullo  bel tempo fino a Fanano; peggiora a partire da Capanna Tassoni, un rifugio a circa mezz'ora di macchina dalla Croce Arcana.
Arriviamo al Passo verso le 7 e l'ombra del dubbio inizia a farsi strada nelle nostre menti, ultima quella di Francesco. Nuvole e raffiche di vento mai viste prima ci fanno titubare sul da farsi. La macchina parcheggiata oscilla come una zattera su un mare in burrasca (beh forse un pò meno) e stando in controvento si è costretti all'apnea; il vento fischia forte nelle orecchie che chiedono pietà e le accontento indossando due passamontagna prestati da Francesco. Mi appresto a scattare qualche foto dello scenario ma quasi tutte vengono mosse a causa delle forti raffiche quindi decido di soffermarmi proprio su di esso e sulla sua forza.










Croce Arcana alle spalle di mio fratello


Decidiamo di aspettare che il vento si calmi ma più passano i minuti e più la situazione si aggrava. Francesco avanza la proposta di provare a fare qualche metro e studiare le condizioni lungo il sentiero, che a tratti è comunque riparato. Dopo esserci convinti che sarebbe stato davvero solo qualche metro, allacciamo gli scarponi, prendiamo in spalla i pesanti zaini e partiamo.
Inizialmente non è troppo complicata la camminata, basta opporsi con un pò di vigore alla corrente che risale il versante toscano.
Giunti ai ripetitori (in alto a destra nella foto precedente) il vento tira più forte ma da quel punto in poi si scende dal crinale e si è in parte riparati.


Vista dai ripetitori verso la Croce Arcana


Durante la salita non mancano incontri particolari, questa volta non con la fauna locale ma con uomini, o meglio, super uomini. Prima un ciclista su mountain-bike che procede un pò a zig-zag e un pò a piedi (ma procede) poi un signore sulla sessantina armato solo di camicetta e bastone che avanza agile puntando alla vetta del Monte Spigolino; anche se il monte non è molto distante, con quelle condizioni meteo e con solo quegli indumenti addosso la salita in vetta non sarebbe stata semplice per nessuno.


Il super uomo...



...verso la vetta.




































Allibiti per la differenza di vestiario e di gamba che ci separa dall'impavido signore, procediamo il nostro cammino.
Le condizioni climatiche sono pressochè invariate, il vento si avverte meno, è forte solo nei tratti più esposti. A volte la copertura nuvolosa cede spazio a qualche raggio di sole regalando scenari incredibili; posso finalmente concedermi il lusso di fare qualche scatto.










I 20 Kg di zaino iniziano a farsi sentire alimentando la stanchezza, nonostante sia un percorso breve e per lo più pianeggiante. Mio fratello mostra espressioni più che eloquenti...
Il sole sta ormai per tramontare e la luce si affievolisce via via sempre di più ma, voltandomi indietro, c'è ancora tempo per immortalare un ultimo raggio di sole che rende magica l'atmosfera scaldandomi un pò l'animo.







Dopo circa 40 minuti di camminata arriviamo al Lago Scaffaiolo e subito, sulla sponda destra, notiamo una dozzina di persone apprestarsi a montare le tende. Inizialmente non capiamo se stiano montando o smontando, sono molto in difficolta a causa del vento, poi osservando bene si nota qualcuno martellare i picchetti. Noi avevamo già rimosso da tempo l'idea di dormire in tenda e si pensava piuttosto al bivacco situato poco distante dal lago e dal rifugio.
Le condizioni climatiche non erano sufficientemente critiche da spingerci ad optare per il rifugio ma neanche così sicure da farci scegliere la tenda.
Ci avviamo verso il bivacco, dunque, che ha tutte le sembianze di un bunker anti-aereo, per cenare.
Le pareti di cemento armato sono spesse quanto basta per isolarci dal mondo; luci e suoni restano all'esterno e ovviamente il cellulare è come se non esistesse lì dentro.
I panini col prosciutto cotto miei e di mio fratello sono oro in confronto alla scatoletta di tonno di Francesco, ma il cibo non era importante in quel momento se non per placare la fame.
Finito lo spuntino sono le 8 e qualche minuto e dall'unica finestrella del bivacco non entra quasi più luce, all'esterno una strana nebbiolina inizia a farsi vedere. Il vento continua a soffiare cattivo.
E' proprio mentre pensiamo a come farci luce la notte che tre volti fanno capolino da quella nebbia, sbirciando all'interno della finestrella, con l'intento di entrare nella solida struttura.
Li accogliamo volentieri, un pò di compagnia ci fa bene e rende la notte sicuramente più leggera in un momento in cui il clima peggiora di minuto in minuto.
Uno è Marcello e gli altri due Tommaso, si rifocillano anche loro che vengono da più lontano (Bologna) e sono partiti a piedi da Capanna Tassoni. Tragitto più lungo e faticoso il loro.
La stanza assume un colore rosso e caldo col loro arrivo, grazie ad un'immensa candela gusto citronella accesa da uno dei tre.
Mentre nella stanza aumenta la visibilità, all'esterno è il buio più totale. Il nulla prende forma grazie al frastuono del vento ora più forte che mai.




La notte è un inferno, un continuo conto alla rovescia in attesa dell'alba. Si va a letto alle 10 e 40 e sono consapevole che ormai stelle e via lattea me le devo scordare, sono invisibili ai nostri occhi; le condizioni non miglioreranno.
Si prova a dormire e a rassicurarsi pensando che la mattina saremmo stati svegliati dal cinguettio degli uccellini e dalla calda luce del sole; ma il vento era puntuale nello stroncare alla radice ogni viva aspettativa imponendosi prepotentemente con tutta la sua furia, scuotendo e sbattendo incessantemente la pesante porta di ferro che sigillava a stento il bivacco.
Non si riesce a dormire, e il pensiero dei ragni grossi quasi quanto un palmo, visti poco prima aggirarsi sui muri, non aiuta a prendere sonno.
Scaccio con la mano un insetto dalla faccia quando i battiti della ferraglia risuonano in maniera inconsueta. Non era il vento, qualcuno stava bussando. Sono le 2 meno 20 circa quando una voce chiede aiuto e Francesco balza in piedi, corre ad aprire slegando la fune usata per legare la porta e la fredda luce di un frontalino a led gli illumina il viso. Dalla fitta nebbia che non premetteva di vedersi neanche i piedi, emerge un ragazzo.
Lo facciamo entrare e ci spiega che la tenda in cui dormiva aveva ceduto, all'interno della stessa c'era ancora la sua ragazza che lo aspettava. Marcello e Tommaso lo accompagnano nel buio per recuperare la ragazza aiutandosi con la torcia; l'impresa è ardua e perdersi, anche se in un'area così ristretta, è facilissimo. Tuttavia, dopo qualche minuto, sono in quattro a ritornare, tutti bagnati a causa dell'elevata umidità (97%). Gianluca e Giada si uniscono a noi sei nel bivacco.
Ci raccontano che altra gente aveva deciso di campeggiare in tenda e che sono ancora sulla riva del lago. Siamo increduli al fatto che qualcuno avesse deciso di dormire all'aperto e ci rincuorava il fatto di essere al riparo nel bivacco. Al tempo stesso, però, la preoccupazione per le altre persone in tenda è tanta.
Tornando nei sacchi a pelo il mio pensiero va alle persone nel rifugio poco distante che dormono tranquille e beate, indifferenti alla situazione meteorologica circostante. Beati loro, come vorrei essere nei letti caldi del rifugio.
Ancora il sonno si fa attendere e mio fratello, fin'ora troppo quieto, inizia ad accusare uno stato di malessere, nausea e forte mal di testa. Gli spifferi, il freddo e l'umidità della notte peggioravano la sua situazione col passare delle ore. Il mio pensiero ora va anche a questo.
Il conto alla rovescia si fa più lento, sembra che debba essere notte per tutta la vita.
Si fa strada nella mia mente un senso di claustrofobia mai provato prima. Isolati da tutto e chissà per quanto tempo ancora.
A tratti il lato razionale della mia personalità si fa valere deridendomi di farmi sopraffare da tali preoccupazioni, dopotutto le previsioni del tempo erano buone (i tre bolognesi si erano portati anche la crema solare) segno che questa è una situazione assai anomala, dunque non sarebbe durata per tanto; inoltre, la montagna, si sa, in fatto di meteo è piuttosto imprevedibile. Alla mattina ci sarebbe stato sicuramente bel tempo e la speranza di fotografare una bell'alba è ancora viva.
E' ancora il vento ad interrompere i sogni di gloria, non smette, è implacabile. E torna l'ansia.

Alle 5 del mattino la luce inizia ad illuminare la stanza, ma è una luce grigia e gli uccellini non cantano. La paura che quella situazione sarebbe durata anche per tutta la giornata, appena cominciata, si fa concreta. Mio fratello peggiora.
Inizio ad escogitare svariati metodi per poter raggiungere il rifugio con mio fratello senza perdermi, penso ai picchetti delle tende, avremmo potuto usarli come filo di Arianna; piantandone uno ogni 10 metri circa avremmo avuto una pista da seguire per il ritorno in caso non avessimo trovato il rifugio.
Si fanno le 7 e Francesco si sveglia, gli spiego la situazione e con grande disponibilità mi aiuta ad accompagnare mio fratello. Per fortuna il vento si è placato e la visibilità è migliorata seppur sensibilmente. Niente picchetti per questa volta...
Raggiunto il rifugio entriamo e ci rimettiamo in sesto con un tè caldo, mi scrollo di dosso numerosi macigni. Mio fratello sta meglio, il tempo è migliorato e siamo in compagnia di gente che vive quotidianamente situazioni del genere.
Passa qualche minuto e nel rifugio entrano 7 o 8 bambini con un'età intorno agli 8 anni. Tutti bagnati e infreddoliti, ma per niente scossi, si avviano verso il buffet per fare colazione. Avevano passato la notte in tenda...Senza parole!
Dopo più o meno 1 ora ci raggiungono gli altri dal bivacco e si decide insieme di partire per la macchina. Salutiamo Gianluca e Giada, che hanno un percorso diverso da seguire, e ci indirizziamo verso il sentiero tutti e sei. All' inizio si brancola un pò, ma con grande stupore ci accorgiamo che, non appena si risale dalla conca naturale in cui è situato il lago, il raggi del sole fendono la nebbia e il cielo si fa turchino...Rimaniamo allibiti. A soli due minuti di cammino.


Lago Scaffaiolo


Si brancola lungo il sentiero





Panoramica 7 scatti - Il lago è nella nebbia a destra




Il ritorno regala ancora grandi emozioni con uno scenario incredibile fatto di luci e ombre, caldo e freddo, erba e rocce, vento e silenzio...
La notte passata sembra solo un incubo dal quale non ci si è ancora svegliati del tutto.
Ora si è forti come leoni.


Panoramica 10 scatti


Esperienza ruvida mai provata prima, piena di emozioni uniche e contrastanti, ma che di sicuro mi fa comprendere maggiormente quanto noi esseri umani siamo subordinati a Madre Natura. Quando si è in montagna, e soprattutto quando non si è escursionisti esperti, è meglio comprendere fin da subito chi è che comanda. E' la montagna a decidere fin dove puoi spingerti. Essa ha il totale controllo su ogni nostro passo ed azione. Mai dare qualcosa per scontato, soprattutto se si tratta di condizioni climatiche.
La montagna può regalare emozioni incredibilmente forti e durature a patto che noi, però, le diamo qualcosa di molto semplice ed elementare in cambio: il rispetto.
Patti chiari, amicizia lunga.
A presto!

venerdì 13 luglio 2012

Escursione ai Prati di Sara

Ciao a tutti!
Mi chiamo Enrico. Sono un ragazzo di 22 anni e studio Scienze Naturali presso l'università di Modena.
Questo è il mio primo blog in assoluto e non ho mai pensato che ne avrei "curato" uno. Ho deciso di farlo per poter mostrare in maniera più approfondita quelle che sono le mie più grandi passioni: fotografia, natura e montagna. Inoltre mi piace l'idea di poter documentare in maniera cronologica gli scatti delle mie escursioni.
Questo primo post raccoglie una serie di scatti effettuati il 12 luglio di quest'anno presso i Prati di Sara.
I miei compagni di escursione sono stati il mio amico Michele e mio fratello Raffaele.
Partendo da Maranello (paese in cui vivo) mi sono diretto assieme a mio fratello, verso le località dell'appennino reggiano, più precisamente il comune di Ligonchio dove Michele mi stava aspettando per farci da guida.
Dopo un'ora e mezza di viaggio da Maranello a Ligonchio abbiamo percorso circa altri 40 minuti di sterrato. Questo tratto ci ha causato sussulti e sobbalzi che sono stati tuttavia alleviati dal fuoristrada di Michele il quale ci ha permesso di risparmiare tempo prezioso muovendosi agile tra grossi sassi e buche profonde. Giunti, finalmente, al parcheggio ci siamo avviati verso il sentiero che portava ai prati; da qui, dopo 1 ora di cammino (in media semplice) ai piedi del Monte Cusna, si arriva ai Prati di Sara che ci hanno riservato temperature miti, brezze fresca e leggera e ovviamente uno scenario selvaggio degno di nota.

Ecco i primi scatti:



Monte Cusna



Monte Cusna



Verso i Prati di Sara - Panoramica di 10 scatti


Purtroppo, prima di partire per questa escursione, non avevo ancora avuto l'idea del blog e quindi ho ragionato secondo la mia solita logica: mi sento molto più gratificato dall'aver portato a casa anche solo un buono scatto piuttosto che tanti scarsi. Inoltre, le condizioni luminose e la scarsità di nuvole in cielo, mi hanno portato a non scattare foto all'interno dei prati.
E' stata, comunque, un'ottima occasione per poter godermi appieno l'incredibile sensazione di silenzio e pace, interrotta a tratti solo dal rumore del vento, che solo la montagna è in grado di trasmettere.
Mi stupisce sempre come ogni volta riescano a fischiarmi le orecchie a causa del tanto silenzio, ma è comunque un sollievo per loro che sono abituate ad udire costantemente l'incessante boato di sottofondo delle industrie o il rombo del motore Ferrari che prova in pista.
Dopo esserci ristorati con una cenetta non troppo sostanziosa e aver bevuto qualche sorso d'acqua fresca, ci apprestiamo a tornare verso la macchina.




Panoramica 7 scatti - Pietra di Bismantova al centro in lontananza



Flora locale



Monte Cusna in lontananza



Durante il percorso del ritorno abbiamo avuto l'occasione di imbatterci in numerosi incontri interessanti.
Dopo aver udito a più riprese il tipico verso d'allarme delle marmotte, ci siamo guardati meglio attorno e ne abbiamo scorte un paio, entrambe sull'attenti. Abbiamo pensato che si fossero allarmate a causa nostra, finchè non abbiamo notato la sagoma di un canide muoversi furtiva nella distesa erbosa. Inizialmente l'istinto ha portato a credere si trattasse di un lupo a causa del colore ma, osservando meglio attraverso il teleobiettivo, ho avuto modo di notare la coda troppo voluminosa per essere quella di un lupo. Si trattava di una volpe, che appena ha fiutato la nostra presenza non ha esitato un istante a tagliare la corda.
Le marmotte, invece, hanno preferito rimanere sull'attenti e continuare a studiare la situazione, lasciandomi così il tempo di scattare qualche fotografia, anche se da grande distanza.



Volpe



Marmotta



Poco prima di giungere al parcheggio, ho scattato quello che ritengo essere un buono scatto, l'obiettivo della mia giornata quando ancora l'idea del blog non balenava nella mia testa. Certo, non è la foto migliore che si sia mai vista e sicuramente potrebbe essere migliorata sotto numerosi aspetti ma penso che trasmetta bene l'emozione del tramonto visto da lassù.


Panoramica 11 scatti


L'escursione era finita e il sole già sceso. Stanchi siamo tornati a Ligonchio dove ho salutato Michele e mi sono apprestato a tornare verso casa con mio fratello. Ma le sorprese non erano finite, altri incontri non si sono fatti attendere. Cinghiale, caprioli, due cuccioli di volpe e due rapaci notturni che credo essere degli allocchi.


Allocco


Di questa bella giornata ho detto praticamente tutto ciò che meritava d'essere detto. Come primo post mi è andata anche troppo bene, ritengo, ma comunque inizierò a cambiare filosofia di scatto nel corso delle mie prossime uscite. Proprio oggi andrò al Lago Scaffaiolo per bivaccare con amici e fotografare qualche stella.
Non mancherò di documentare meglio ogni fase della salita e della discesa.
A presto!
...Work in progress...